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Gli episodi mistici

Aveva sviluppato una sensibilità sovrannaturale al peccato, di cui aveva orrore:

«Una povera infelice, compaesana di Anfrosina, sin da giovane sposa era stata colpita dall’artrite che l’aveva tutta sformata, tanto che a fatica poteva muoversi da casa. Anch’essa volle andare, pure trascinandosi, fino alla cameretta dell’ammalata. Entrata, la piccina non le fece buon viso, anzi si voltò dall’altra parte. La donna quasi offesa le domandò: – Commaruzza, ho fatto tanta fatica a venir fin qui, e tu non mi dici nulla delle belle cose che dici a tutti gli altri? Ma la piccina non le rispose che a monosillabi, tanto che la donna se ne dovette andare insoddisfatta. Ritornò una seconda e una terza volta, ma sempre inutilmente. Alle sue visite la bambina mostrava non solo indifferenza, ma vero dispiacere. Allora la donna insistette: – Ma dimmi, Anfrosina, che cosa t’ho fatto io? E la bambina sottovoce: – Voi bestemmiate tanto perché non volete soffrire. Bisogna che soffriate con pazienza. Ora dovete andare a confessarvi e poi accostarvi alla Comunione, perché Gesù vi perdoni tutti i peccati. […] Tanto disse e tanto fece che la donna promise di confessarsi per il giovedì prossimo. Non fu fedele. Ritornata, la bambina disse forte: – No, no, conducetela via, mettetela fuori. Uh, quant’è brutta! quant’è brutta! – Ma perché? – Perché non è andata a confessarsi ed è tanto brutta! – Così dicendo si voltava verso la parete e tremava in tutta la persona per l’orrore. La povera infelice uscì piangendo, ma nonostante ciò non si decise a mutar vita. Più tardi ella stessa raccontò che, morta la bambina, la vide in sogno che la rimproverava per l’infedeltà alla promessa […]. La donna, prima restìa, in seguito fu vinta e riconciliatasi con Dio, iniziò una vita sinceramente cristiana[5]»

Negli ultimi mesi di vita, Anfrosina ebbe frequenti colloqui con la Vergine Maria, come riferisce P. Venanzio da Casacanditella (pp. 149-150):

«Trascorsero così i mesi di ottobre, novembre e dicembre 1932 […] ma per lei tutto si ridusse a un continuo aumento di strazio e di martirio. Ma di pari passo aumentavano anche i suoi misteriosi rapporti con il soprannaturale, specialmente con la Vergine Santissima. Tra la Madre di Dio e la nostra Serva di Dio cominciò a stabilirsi una specie di dolce familiarità che diventava di giorno in giorno sempre più intima, affettuosa e confidenziale. Spesso Anfrosina veniva astratta dai sensi e cadeva in una specie di dolcissima estasi, durante la quale si notavano nei suoi gesti e nei suoi atteggiamenti, dei segni evidenti di colloqui misteriosi con qualche essere che i presenti non vedevano e non udivano, ma che certamente Anfrosina vedeva e udiva […] e quando usciva da questi stati, con tutta naturalezza e semplicità riferiva che era venuta la Madonna a trovarla e che le aveva detto questo o quello. »

Come racconta Paolo Marcellino (pp. 84-85), fu la Madonna stessa ad indicarle la data e l’ora della sua morte:

«La mattina verso le sei della domenica 12 marzo, si riebbe improvvisamente al suono delle campane e prese a cantare con voce squillante l’Angelus. Ai presenti meravigliati spiegò: – Ho veduta la Madonna che mi ha detto:”Angelo mio, oggi dovevi venire con me in Paradiso, ma bisogna che faccia ancora una volta la S. Comunione, e verrai domani alle 10. […]” Poi mi ha baciata teneramente sulla fronte ed è scomparsa. A Prova del bacio faceva notare che la fronte era ancora umida per il contatto delle labbra della Madonna».